La Mastoplastica Additiva è l’intervento deputato all’ingrandimento del seno e resta ancora oggi uno degli interventi di chirurgia estetica più richiesti da adolescenti, e non solo, che molto spesso soffrono a causa di seni troppo piccoli. Altre donne al contrario si sottopongono all’intervento perché semplicemente desiderano un seno più voluminoso, oppure desiderano correggere un seno cadente a seguito di gravidanze o forti dimagrimenti.

Molto spesso si tende a sottovalutare l’importanza di tale intervento, dimenticando che il seno è la massima espressione della femminilità per una donna! Dunque una ridotta dimensione rispetto al resto del corpo, o una forma poco gradevole, possono causare forti disagi in donne di giovane età o anche in età più avanzata.

L’inserimento di una protesi mammaria da parte del chirurgo prevede la creazione di una tasca che possa accogliere il dispositivo protesico. Comunemente quando si parla di mastoplastica si fa solitamente una semplice distinzione tra sottoghiandolare e sottomuscolare, a seconda che la protesi sia posizionata sotto la ghiandola oppure al di sotto del muscolo grande pettorale. Iniziamo col dire che ad oggi la tecnica sottomuscolare è stata quasi completamente sostituita dalla tecnica Dual Plane dell’americano Tebbetts nella quale la protesi è coperta in gran parte nella porzione superiore dal muscolo pettorale e nella porzione inferiore dalla ghiandola mammaria.  Per quanto riguarda invece la tecnica sottoghiandolare, questa è ormai confinata a specifiche circostanze o a pazienti che abbiano già di partenza un seno ben rappresentato in grado di ricoprire adeguatamente la protesi.

Da Brasile e Stati Uniti arrivano anche a Napoli alcune importanti novità in materia di aumento del seno.

Se la mastoplastica sottoghiandolare è ormai il passato e la sottomuscolare(Dual Plane) il presente, la SOTTOFASCIALE rappresenta di sicuro il FUTURO. Come riportato infatti nel 2015 da “Clinics in Pastic Surgery”, la Mastoplastica Additiva SOTTOFASCIALE sta acquistando negli ultimi anni sempre maggiore popolarità. Introdotta per la prima volta oltre 15 anni fa da un chirurgo brasiliano, la tecnica sottofasciale prevede il posizionamento della protesi all’interno di un sistema fasciale che ricopre il muscolo pettorale, una struttura naturale di supporto, consentendo ad oggi risultati più naturali e duraturi nel tempo rispetto alla tecnica sottoghiandolare ed un recupero più rapido e con meno dolore postoperatorio rispetto alla sottomuscolare. Soltanto dal 2013 ad oggi sono stati pubblicati in letteratura più di cinque articoli relativi a tale tecnica, sulle principali riviste internazionali di Chirurgia Plastica, tra cui Plastic and Reconstructive Surgery Journal. Recentemente Rian Maercks, Chirurgo Plastico di Miami, ha presentato al congresso della Società Internazionale di Chirurgia Plastica ed Estetica (ISAPS), una nuova tecnica di mastoplastica: COLD SUBFASCIAL BREAST AUGMENTATION.

Si tratta, spiega il dott. Achille Aveta, Specialista in Chirurgia Plastica presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma, dottorato di ricerca e abilitazione come professore universitario associato, di un particolare tipo di mastoplastica sottofasciale che evita l’impiego del bisturi elettrico ed è pertanto definita “cold”, cioè fredda. Bisturi e forbici speciali di precisione, sviluppate per il lifting del viso e per la microchirurgia, consentono di separare accuratamente la fascia superficiale del muscolo Grande Pettorale in modo da creare un involucro fasciale integro e customizzato sulle dimensioni e la forma della protesi scelta, che sarà rigorosamente anatomica, cioè a “goccia”, molto più naturale. In questo modo si crea un sostegno (molti colleghi americani parlano di “reggiseno interno”, per me è solo marketing) in grado di sostenere nel tempo la protesi e si riducono i rischi di rotazione del dispositivo. Si evita inoltre che la protesi sia a diretto contatto con il tessuto ghiandolare.

Secondo alcuni autori la mastoplastica additiva sottofasciale include i vantaggi sia dell’inserimento sottoghiandolare che di quello sottomuscolare: sono stati infatti riscontrati in un interessante lavoro scientifico una minore percentuale di contrattura capsulare, rippling (formazione di piccole ondulazioni visibili sui bordi della mammella) e alterazioni della sensibilità della mammella, rispetto al posizionamento sottoghiandolare, meno fastidi nel postoperatorio in termini di recupero più rapido e minore dolorabilità rispetto al sottomuscolare.

Si tratta di una procedura chirurgica semplice che se correttamente eseguita può dare ottimi risultati; non occorre però sottovalutare la natura e i rischi di un intervento chirurgico e cedere alla tentazione di rivolgersi a medici non specialisti che offrono prestazioni a prezzi relativamente modici in strutture non autorizzate (centri estetici, ambulatori, ecc.), perché si tratta comunque di un intervento chirurgico serio, dove le complicanze sono rare ma possono accadere ed essere agevolmente superate solo se l’intervento è eseguito da uno specialista in chirurgia plastica all’interno di strutture debitamente autorizzate ed attrezzate.

Il dott. Aveta precisa inoltre che la mastoplastica sottofasciale pur essendo una tecnica all’avanguardia in grado di garantire risultati estremamente naturali e con più rapido recupero postoperatorio, non è la panacea per ogni tipo di seno, non essendo adatta ad ogni tipo di paziente. La scelta del piano di alloggiamento della protesi va attentamente vagliato durante la visita preoperatoria, nella quale una serie di parametri consentiranno al chirurgo di capire il migliore piano di alloggiamento basandosi sulle caratteristiche fisiche della paziente e discutendo insieme vantaggi e svantaggi di ogni tecnica. Non esiste infatti una tecnica migliore, bensì una tecnica che meglio sposa i desideri della paziente, con i limiti anatomici e strutturali di partenza.

Da premettere che non c’è nulla di male nel chiedere una semplice consulenza per chiarirsi tutti i dubbi a riguardo e capire quindi se ci sono o meno le indicazioni per questo tipo di intervento, sarà il medico, che sulla base dei differenti parametri, stabilirà se ci sono i presupposti per procedere. L’intervento di Mastoplastica Additiva deve essere sempre personalizzato sulla base della tipologia e costituzione della paziente, per evitare i classici risultati “in serie”. Conoscere le differenti tipologie di tecniche esistenti consente alla paziente di avere un quadro ampio e chiaro di cosa può scegliere e a cosa esattamente sta andando incontro.

Bisogna sempre diffidare da chi promette qualsiasi risultato in qualunque caso. E’ importante ricordarsi che ogni donna è diversa, ognuna con il proprio corpo ed il proprio seno, dunque il punto di partenza non sarà mai lo stesso.

Infine, conclude il dott. Aveta, è fondamentale lavorare in eccellenza. Cosa vuol dire?

Qualità, qualità, qualità, e sicurezza. Significa la salute del paziente innanzitutto. Quindi utilizzare ad esempio le migliori protesi, le tecniche più all’avanguardia a livello mondiale, ma anche saper rifiutare interventi inadeguati o in pazienti psicologicamente non pronte, saper dire no al momento opportuno. “Siamo noi i medici, sta a noi dire no, perché siamo noi che sappiamo cosa potrebbe accadere e quali danni potremmo creare nell’assecondare alcune richieste. Siamo prima medici, poi chirurghi plastici.”